E nata in Italia, ma la sua pelle ha il colore degli stranieri. Non c'è salvezza, Anna Osei è stata e sempre sarà la straniera. 1999, Mantova. Lì inizia la storia. Pensate che alle soglie del terzo millennio il razzismo sia un problema superato? Niente affatto. E radicato così a fondo nell'Occidente che perfino i bambini non fanno mistero di considerarla inferiore, e la situazione non è destinata a cambiare con il passare del tempo. Cresce l'età, crescono le cattiverie, cresce la diffidenza e le signore anziane, sulla corriera, chiedono di alzarsi per appoggiare sul sedile la gabbia del pappagallo. Pensate sia il secolo scorso? Niente affatto. E la realtà che viviamo giorno dopo giorno, oggi, nell'era della globalizzazione, della comunicazione, degli smartphone, dei vegani e dei fanatici del volontariato. Già... gli stessi che chiedono "Come ti chiami?" e si sentono rispondere "Anna", e allora chiedono "solo?" e ottengono in cambio soltanto un "sì".