"Che la Bibbia sia una grande opera letteraria e vada letta anche da questa prospettiva, era acquisito già da tempo. Ma che, di conseguenza, Dio possa e debba essere studiato anche come personaggio, è la novità di questa impresa di Miles. 'Impresa' è la parola adeguata a definire una ricerca che richiede conoscenze tecniche notevolissime, e una sensibilità letteraria raffinata e del tutto originale. Di tale impresa si potranno condividere o respingere molte conclusioni, ma non la qualità espositiva e la ricchezza di spunti offerti anche all'esegeta e al teologo. Il suo discorso, necessariamente paradossale e talvolta perfino blasfemo per chi dimentica che Miles non parla di Dio ma del personaggio-Dio, della sua vita come la narrano gli autori biblici, è al contempo una nuova opera narrativa cresciuta sulla Bibbia, e un vasto saggio critico sulla creatività degli stessi autori biblici. "La Scrittura parla secondo la lingua degli uomini": questo antico detto rabbinico trova qui la sua applicazione ermeneutica più estesa. Se poi l'autore in alcuni casi va oltre il personaggio e lascia che il credente vi ritrovi la persona, il Dio inesauribile che cammina nel tempo, anche questo è un bel rischio di una biografia il cui protagonista è troppo ricco per non possedere - come direbbe Anselmo d'Aosta - anche l'esistenza".