L'autrice ci propone un percorso che parte da uno "scavo" antropologico nel mondo interiore dell'uomo dello shtetl, per incontrarne i quotidiani interlocutori: il senso del sacro e del mistero, la preghiera, la musica, la sacralità dello studio, l'imprinting dialogico ed ermeneutico dello spirito talmudico, e quello straordinario e particolarissimo "ordigno creativo di smantellamento idolatrico per eccellenza" che è l'umorismo yiddish. Il viaggio, calzante metafora del percorso formativo di ciascuno di noi e, insieme, reale necessità di sopravvivenza per il popolo ebraico, è ciò che veniamo invitati a compiere in queste pagine.