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Nella scia del bicentenario della morte di Francesco Guardi, che ha dato vita nel 1993 a una doppia esposizione nelle sedi della Fondazione Cini - a San Giorgio Maggiore per le vedute, i capricci, le feste e una scelta dei disegni di Francesco; nella Galleria di Palazzo Cini a San Vio per i "quadri turcheschi" -, si è assistito a una indubbia, vigorosa ripresa degli studi guardeschi, della quale questo libro è probante testimonianza. Accantonando volutamente le diatribe sull'attribuzione di svariati dipinti ad Antonio, il fratello maggiore, piuttosto che al più giovane Francesco - tema che in precedenza aveva tanto impegnato la critica -, e partendo doverosamente da Francesco, si è dunque proceduto a una rilettura complessiva della famiglia Guardi e della sua attività, suscitata dall'insieme delle opere esposte in studiosi di storia dell'arte, ma pure in collezionisti, intenditori, ricercatori d'archivio, restauratori: con risultati da vari punti di vista innovativi e per la prima volta con un'indagine approfondita su quei "quadri turcheschi" che già avevano attirato l'attenzione preveggente di Antonio Morassi.
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