Fra gli archetipi femminili dello spettacolo, accanto alla Dark Lady e alla Bionda Svampita c'è anche la Regina dello Spogliarello: Gypsy Rose Lee, ovvero la leggendaria Gypsy. Spregiudicata come Mae West, sbrigativa come Bette Davis, Gypsy è una sorta di turbine con un alto senso dello humour che attraversa una vita piena di incongruità, sordidezze, farse e colpi di scena, raccontandoci col piglio del cantore epico e insieme dell'intrattenitore di avanspettacolo come riuscì a diventare, da oscura figlia d'arte, prima una stella di Ziegfeld e infine la più grande 'stripteaser' del suo tempo. Insieme cronaca di un'interminabile tournée nelle vene dell'America della Depressione, passerella di figure indimenticabili - gangster con la febbre del palcoscenico, spogliarelliste specializzate nella contorsione indipendente dei seni, vecchi comici condannati a ripetere in eterno la stessa scenetta hawaiana - e serata d'onore per un varietà ormai lontano e perduto, "Gypsy" è forse il primo, grande romanzo del mondo inebriante e sgangherato che si nasconde dietro le quinte. Questo 'Helzapoppin' picaresco e struggente, ambientato quasi per intero tra fondali cadenti, miserabili stanze d'albergo e squallidi camerini, è raccontato dalla voce di una protagonista travolgente, che scende da una Rolls Royce con le iniziali in oro e si presenta in scena esigendo che il suo pubblico le tributi un ultimo applauso, ma soprattutto "la smetta di fare tante domande".