Il dio delle piccole cose

India, fine degli anni sessanta: Ammu, figlia di un alto funzionario, si separa da un marito alcolizzato e violento, e fa ritorno a casa. Con sé porta i suoi due bambini, nati nel trambusto del periodo della guerra con la Cina. Il rapporto che lega Estha e Rahel, maschio e femmina, gemelli dizigotici ma con "un'unica anima siamese", anticipa il destino che segnerà la loro vita: la ricerca di un saldo centro di affetti, contrastata da una specie di legge di dispersione che domina l'universo famigliare - l'opprimente casa dei nonni ad Ayemenem e la loro fabbrica di conserve - e quella sociale del Kerala. In questo stato dell'India meridionale, dove il benessere, quasi la sopravvivenza, sono ancora legati all'arrivo del monsone, né la colonizzazione occidentale né la diffusione del marxismo sembrano aver intaccato, nei fatti, il sistema delle caste.
Figli di una donna divorziata e quindi priva di una posizione riconosciuta, Estha e Rahel amano, di giorno, come un padre, Velutha, il Paravan, l'Intoccabile che la loro bellissima madre può amare solo di notte, giù al fiume, in segreto. Hanno una nemica - l'enorme, obesa Baby Kochamma, un tempo suora, piena di pregiudizi di casta, incombente e minacciosa nella sua pretesa di educare i nipoti al culto della civiltà anglosassone - e uno zio, invece molto amato: Chacko, intellettualoide fantasioso, imprenditore fallito, marxista per esibizionismo e convenienza. Eppure sarà lui, nel drammatico sviluppo della vicenda, ad agire contro i nipoti. Sarà lui, non meno di Baby Kochamma, il responsabile dell'allontanamento di Ammu e della separazione dei bambini. Nessuno si salva, in questa storia: non la madre di Ammu, vissuta all'ombra del marito, né il padre di Velutha. Intoccabile vecchio stampo, incapace di sottrarsi a norme sociali inique ma ancor vive nella coscienza comune, egli si renderà complice di Baby Kochamma nel denunciare come illecita la relazione fra Ammu e Velutha.

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