Se la flotta bizantina riesce a tenere il dominio del Mediterraneo per più di cinque secoli, proma e dopo il Mille, lo deve soprattutto a un'arma decisiva, a quei proiettili del "fuoco greco" che non spegnevano a contatto con l'acqua e incenerivano le navi nemiche. La formula della sua composizione, rimasta per sempre segreta, è la protagonista indiretta di questo romanzo di Malerba, che si addentra nelle occulte trame della Corte di Bisanzio all'epoca della Reggente Teofane. Usando questa formula, Teofane imbastisce una serie di intrighi e di delitti con i quali riesce a liberarsi di ogni rivale, ma non riuscirà a sottrarsi a quella logica del potere in cui ha creduto negli anni del suo dominio. Ancora una volta Malerba si conferma maestro di trame e di situazioni per comporre il quadro di un'epoca atroce, in cui i protagonisti smarriscono, senza rendersene conto, la misura e il senso delle cose.