Manfred De La Rey e Shasa Courteney sono figli della stessa madre, ma non lo sanno e neppure lo sospettano. Seguiranno destini paralleli, per quanto diversi: il primo conoscerà lo squallore e la desolazione delle baraccopoli sorte in Sudafrica come altrove in seguito alla Grande Depressione del '29; il secondo, il fasto e l'agiatezza dorata dei proprietari di miniere, pur giungendo entrambi a un passo dallo sconfinamento nella condizione opposta che invertirebbe le parti. Saranno uniti da un tragico avvenimento, la guerra, e da due passioni comuni: lo sport e la politica. Sempre, naturalmente, si troveranno su fronti avversi, senza riconoscersi come fratelli ma anzi guatandosi come nemici mortali: si scontreranno più d'una volta, e il lettore non saprà per chi parteggiare sotto l'effetto contrastante delle luci con cui l'autore ora illumina ora adombra i personaggi, senza mai consentire di distinguere nettamente eroismo e millanteria, generosità e calcolo, dedizione e viltà. «In Sudafrica un uomo può essere pieno di ottimismo all'alba e disperato a mezzogiorno», leggiamo a un certo punto del romanzo, e ci rendiamo conto di trovarci di fronte a una delle formule dalle quali scaturisce la magia della pagina di Wilbur Smith.
Wilbur Addison Smith nasce a Broken Hill il 9 gennaio 1933 nella Rhodesia del Nord ed è stato uno dei più grandi scrittori zambiani di bestseller sul mondo orientale. Si forma alla Natal and Rhodes University, laureandosi a pieni voti in scienze commerciali nel 1954. Dopo la laurea si associa alla Goodyear Tyre and Rubber Co. di Port Elizabeth, dove lavora come contabile dal 1954 al 1958. Successivamente collabora dal 1958 al 1963 alla H.J. Smith and Son Ltd di Salisbury.
Nonostante la sua professione di contabile, l'amore per la scrittura