Poi un giorno riceve una lettera: la madre di Veronica, una sua vecchia fidanzata, gli ha lasciato cinquecento sterline e il diario di Adrian Finn, il compagno di college che gli aveva soffiato proprio Veronica. E così che il protagonista abbandona le sue sicurezze e comincia un viaggio a ritroso nella propria giovinezza, tra amici "affamati di libri e di sesso", tradimenti e menzogne, fino allo svelamento di una ferita mai rimarginata: la verità su Adrian, il più brillante dei suoi amici brillanti, morto suicida a ventidue anni, nel bagno di casa. Il diario di Adrian, il racconto degli ultimi mesi della sua vita, potrebbe svelare a Tony come sono andate veramente le cose: ma né lui né il lettore sono pronti ad affrontare una cosi profonda ridiscussione delle proprie convinzioni. L'unica cosa che ora Tony capisce è di non aver mai capito nulla. Anzi, impara anche un'altra cosa: "di colpo mi resi conto che questa poteva essere una differenza tra la gioventù e la vecchiaia: da giovani immaginiamo differenti futuri per noi stessi; quando siamo vecchi, immaginiamo differenti passati per gli altri". Se è vero che la verità ci renderà liberi, è altrettanto vero che lo farà solo dopo averci tolto tutto: in particolare le certezze con cui puntelliamo la nostra identità.
La nostra recensione
"Il senso di una fine" è l'ultimo, meraviglioso, romanzo di Julian Barnes, vincitore del "Man Booker Prize 2011". "La vita è molto più complicata di così", dice a pagina 112 Tony Webster, il protagonista e voce narrante di tutta la storia. Lui, uomo di mezza età cui l'esistenza ha regalato normalissime gioie e altrettanti dolori, oggi è un tipo tranquillo. Ma da giovane era parecchio più inquieto, come molti altri giovani e suoi amici, e mediamente presuntuoso: "Sì, certo, eravamo presuntuosi, se no a che serve essere giovani?". Tony racconta pacato. Si trova saldamente qui e ora, ma la sua voce s'immerge di continuo negli anni Sessanta, quando sono accaduti i fatti salienti del romanzo. Anni meno caleidoscopici di quanto li vogliano i luoghi comuni. "La maggior parte delle persone dovette aspettare gli anni Settanta per vivere gli anni Sessanta". E anche lui, come i suoi amici, le famiglie e le ragazze, risentiva di questo scarto temporale delle persone comuni, all'apparenza semplici. Tony, determinato a fare chiarezza, ripercorre i cammini, i percorsi, le emozioni di un intrigo che credeva risolto. Riceve un'inaspettata eredità dalla madre della sua ex fidanzata (la Donna del Mistero, Veronica) e non ne capisce le ragioni. Con il parziale sostegno della ex moglie e ora amica (la Donna dai Contorni Chiari, Margaret), Tony inizia quindi il suo viaggio archeologico nel passato tramite cocci e ritrovamenti conficcati nel presente. Rivede fisicamente Veronica, rivede sotto una diversissima luce le scelte dell'amico Adrian, e rivede se stesso. Riconosce frasi scritte e poi scordate, sensazioni che riemergono con potenza dal buio della cantina del passato rimosso. E fa i conti con le intermittenze e i crudeli scherzi della memoria. Come se qualche cosa sempre gli sfuggisse dalle mani, inafferrabile. E noi vediamo la storia di Tony, Adrian e Veronica "in presa diretta", e tornandoci più volte con la guida dei ricordi che via via ricompongono pezzi sempre più netti, precisi, sconvolgenti. Le 'apparenze del tempo', o del Tempo con la T maiuscola (compresa la Storia che tange le vicende) sono magistralmente indagate da Barnes in questo piccolo capolavoro. Operando una perlustrazione affascinante e conturbante, l'autore è capace di sorprendere se stesso per primo. Che poi queste sorprese siano parecchio destabilizzanti, è ancora un'altra storia. Per puntellare la sua "caccia al tesoro" esistenziale, Barnes si avvale dell'espediente delle lettere e dei diari. Un espediente perfetto per ogni grande romanziere, ma in questo caso imbastito al suo meglio davvero. Ci vuole il coraggio di immergersi in acque profonde, per leggere questo libro. Julian Barnes, mentre tesse una trama impeccabile, conduce anche il lettore come un sub nei fondali marini delle cose dimenticate. Ciascuno poi può specchiarsi in almeno uno di questi frammenti e ritrovare passaggi della propria vita totalmente inattesi. La prosa è semplicemente sublime, raffinatissima. L'esperienza anche estetica di questa lettura è di quelle perfette, e durature. Tazzinadicaffe