"C.S.: Lei non ha parlato quasi per nulla del "Valzer degli addii". "M.K.: Eppure è il romanzo che in un certo senso mi è più caro. Come "Amori ridicoli", l'ho scritto con più divertimento, con più piacere degli altri. In un altro stato d'animo. Anche molto più in fretta. "C.S.: Ha solo cinque parti. "M.K.: Si fonda su un archetipo formale del tutto diverso da quello degli altri miei romanzi. E' assolutamente omogeneo, senza digressioni, composto di una sola materia, raccontato con lo stesso tempo, è molto teatrale, stilizzato, basato sulla forma del vaudeville." (Milan Kundera, "L'arte del romanzo")
Un Kundera che non ci si aspetta!
Lascia da parte le sue famose digressioni e per una volta tanto l'unico suo obiettivo è il divertimento, suo, come afferma egli stesso, e del lettore che leggerà queste pagine come si guarda una commedia indiavolata al cinema, magari di Woody Allen, ma senza quell'ometto nevrotico che è sempre al centro dei suoi film (anche se il suonatore lo ricorda), in cui gli addii amorosi sembrano moltiplicarsi all'infinito, rendendo esilarante un argomento così spesso fonte di tragedia.
Il riso è comunque nero, come dimostrano l'episodio della pillola mortale e quello del ginecologo folle.
Anonimo - 04/11/2002 15:19