Un bimbo ebreo terrorizzato emerge dalla palude che copre l'antica città di Biskupin, in Polonia: per settimane, soffrendo la fame e il freddo, si è nascosto nel fango dopo la strage della sua famiglia ad opera dei nazisti. Uno sconosciuto si china su di lui, e subito lo nasconde sotto l'ampio cappotto: lo porterà poi in salvo, con un viaggio fortunoso nell'Europa sconvolta dalla guerra, fino all'isola greca dove lo farà letteralmente rinascere, con amore e pazienza infinite. Queste immagini di dolore e tenerezza, di violenza sterminatrice e di 'maternità' al maschile aprono il romanzo di Anne Michaels. Con un'intensità stilistica ed etica che ha pochi eguali, "In fuga" raccconta le vicende di due uomini e delle loro famiglie, profondamente segnate dall'orrore della guerra e dell'Olocausto. La prima parte del romanzo traccia la rinascita spirituale e fisica di Jakob Beer, il piccolo ebreo polacco salvato dal greco Athos Roussos, geologo e filosofo umanista che lo cresce - da prima sull'isola di Zante e poi a Toronto - insegnandogli a recuperare il passato senza restare prigioniero del terrore e dei lutti che l'hanno segnato. Grazie ad Athos, Jakob sarà in grado di vivere un'esistenza creativa e intensa dedicata alla sua arte di poeta e traduttore e a due fondamentali relazioni amorose. Nella seconda parte del romanzo il giovane studioso canadese Ben, figlio di ebrei sopravvissuti allo sterminio, ripercorrerà le tracce del più maturo amico Jakob e della sua adorata seconda moglie da poco scomparsi. Tornando sui luoghi poetici e reali nei quali si è stratificata l'esistenza di Jakob, Ben riconosce a sua volta il complesso gioco di assenza e presenza delle persone amate nel farsi della vita individuale. Fondere armoniosamente la vita e la memoria rendere l'amore necessario anche nei periodi più bui e lacerati: è l'eredità sentimentale e culturale che i protagonisti di "In fuga" cercano di trasmettere da una generazione all'altra.