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«Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX». Il memoriale inedito del protagonista del «caso Mortara» - Vittorio Messori
«Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX». Il memoriale inedito del protagonista del «caso Mortara» - Vittorio Messori

«Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX». Il memoriale inedito del protagonista del «caso Mortara»

Vittorio Messori
pubblicato da Mondadori

Prezzo online:
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Nel 1852, nella Bologna ancora pontificia, una domestica cristiana assunta - violando la legge - dalla famiglia del commerciante ebreo Momolo Mortara battezzò di sua iniziativa il piccolo Edgardo, cui i medici avevano dato poche ore di vita. Inaspettatamente, il bambino si riprese e, sei anni più tardi, la notizia del battesimo furtivo, ma valido, giunse all'orecchio delle autorità. Le quali, dopo un'inchiesta rigorosa e dovendo rispettare la legge - sia civile che ecclesiastica - di educare cristianamente i battezzati, ordinarono che Edgardo, ormai di sette anni, venisse accolto in un collegio di Bologna sino alla maggiore età. I Mortara, istigati anche dai molti che avevano interesse a creare un caso internazionale, si opposero a ogni mediazione con la Chiesa, costringendo la polizia a intervenire per portare il piccolo a Roma, dove Pio IX lo accolse e gli assicurò che sarebbe stato per lui un padre affettuoso e premuroso. Come difatti fu, sino alla morte. Nella violentissima protesta suscitata dal "caso Mortara", accanto alle comunità ebraiche d'Europa e d'America, si schierarono le logge massoniche, mentre i politici - a cominciare da Cavour - si rallegrarono di tutto quel clamore che favoriva il disegno di distruggere lo Stato Pontificio. Della sorte dell'Edgardo 'vero', non di quello del mito, furono in pochi a curarsi, come dimostrano molte ricostruzioni della vicenda, che dedicano solo cenni frettolosi a quanto avvenne dopo il 'rapimento': il bambino sentì fin dai primi giorni la Chiesa come la meta cui la Provvidenza voleva destinarlo; quando Roma fu invasa dai piemontesi fuggì nottetempo per non essere 'liberato' dal seminario in cui egli stesso aveva voluto entrare; divenne religioso nell'Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi, assumendo il nome di 'Pio' come omaggio a colui che il mondo considerava suo brutale rapitore, ma verso il quale nutrì sempre una devozione e una gratitudine straordinarie. Nel 1888, a trentasette anni, padre Mortara testimoniò la sua verità nelle pagine che vengono pubblicate qui per la prima volta e che polemizzano duramente contro quanti lo presentavano come una vittima di una Chiesa che invece egli amava. Pur non godendo di buona salute, morì quasi novantenne in un monastero belga, dopo una vita di predicazione in molte lingue, di lavoro apostolico, di penitenza e di preghiera. Suo solo rammarico, non essere riuscito a convincere i familiari ad accettare anch'essi il Vangelo. Dopo quasi un secolo e mezzo, il "caso Mortara" è ancora ben vivo. Lo si impugna continuamente come arma polemica contro i cattolici e, nel Duemila, si cercò persino di impedire che Giovanni Paolo II portasse sugli altari Pio IX, definendolo appunto "un criminale rapitore di bambini". Ricostruire come andarono davvero le cose e inquadrare correttamente gli eventi nel loro tempo è quindi opera di giustizia e di verità non solo per il beato Pio IX ma anche per Edgardo Mortara che volle divenire - e restare sino alla fine - padre Pio Maria. Niente di meglio, dunque, che dare a lui, finalmente, la parola, pubblicando il Memoriale che Vittorio Messori ha rinvenuto negli archivi di Roma dell'ordine dei Canonici Regolari del Santissimo Salvatore Lateranense e che commenta in pagine in cui la profonda conoscenza del "caso" si accompagna a un vigore sempre basato su fatti precisi e inoppugnabili.

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Generi Storia e Biografie » Olocausto, Genocidi e Pulizia etnica » Storia dell'Europa

Editore Mondadori

Collana Le scie

Formato Rilegato

Pubblicato 01/01/2005

Pagine 166

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788804545316

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