Shel Shapiro è un protagonista che ricorda, con amore ma senza rimpianti, il tempo che abbiamo attraversato. Quei Sixties in cui sembra essersi concentrata una creatività, un'energia sociale, ma anche intellettuale, culturale, comportamentale, davvero irripetibile. Mentre Bob Dylan annuncia in America il tempo nuovo e una moltitudine di ragazzi urla "Peace and Love" nel fango di Woodstock, nell'Inghilterra di Shel nelle "cavern" emergono i complessi come i suoi Rokes, oggi diremmo le band, che trasformano radicalmente il modo di fare musica e di stare insieme. Questo libro è pieno di storie: London swinging, la nebbia, il freddo di Amburgo e una sliding doors con i Beatles tra il porto e le puttane nei locali dove si suonava anche dieci ore di fila, l'Italia vista da Milano, la seicento multipla, il Piper, Patty Pravo, l'Equipe 84, il successo, il divismo ma anche un'Italia che esce a fatica dalla sua arretratezza: cambiano le parole e le note, tira un'aria nuova, i simboli si svecchiano, le star cambiano volto. Shel ci aiuta a dire come eravamo, e a vedere come siamo diventati, sapendo che quei tempi non torneranno, ma li si può fare rivivere, risentire, in modo che ci appartengano ancora.