Alla fine della sua vita, su invito del re di Francia, un celebre pittore e architetto italiano lascia il suo paese per trasferirsi in un castello sulla Loira. Trepida e silenziosa lo aspetta una serva, una donna né giovane né vecchia, consumata dalla fatica e quietamente maliconica, che si dedica al maestro con cura devota. Mentre lui osserva, disegna, crea, conversa con gli allievi e visita i dintorni, lei cucina, riordina, accende il fuoco, ripetendo con dolcezza i gesti di tutta una vita. Scorrono i giorni e le stagioni, lenti e sinuosi come il vicino fiume, e nasce a poco a poco tra i due un'intesa reciproca. Una complicità senza parole ai margini della gloria, della povertà, della vecchiaia, e di una sventura inconfessata, in cui entrambi scoprono di condividere la stessa fatica, la stessa solitudine. Sospesi in un tempo che la scrittura di Michèle Desbordes fa scorrere inesorabile in un'apparente immobilità, colti da un senso pudico d'intrusione davanti ai silenzi e agli sguardi dei due protagonisti, ci ritroviamo inavvertitamente in quel misterioso territorio tra la vita e la morte dove le cose, viste per l'ultima volta, possono essere sorprendenti come la prima.