Con "Le corna del diavolo" Piero Chiara ritorna a un genere che gli è particolarmente congeniale, quello del racconto breve ambientato in provincia, dove le persone, sotto lo sguardo attento e implacabile di amici e conoscenti, diventano subito personaggi, spesso irresistibili: tenori a riposo che riacquistano la voce grazie all'amore e commercianti che la perdono sorprendendo la moglie con l'amante, ma che poi si riprendono obbligando l'adultero ad acquistare i loro prodotti fino ad arricchirsi; ritorni inattesi di soldati dispersi, che subentrano con fair-play contadino al commilitone che ha preso il loro posto nel letto della moglie. Ai gustosi intrighi erotici del suo repertorio, tra Boccaccio e Maupassant, Chiara aggiunge però in questa raccolta una dimensione nuova: una costante attenzione per il passaggio del tempo e per le figure spesso effimere e poi dimenticate che lo contrassegnano. Un'Italia minore trova così il rilievo della narrativa maggiore, che coglie l'essenziale nel dettaglio e che, eludendo la storia ufficiale, ce ne offre l'intersezione illuminante con la storia quotidiana.