Mentre leggiamo le "Storie", vediamo Erodoto animato da una curiosità insaziabile verso la totalità dell'esistenza, entrare nei templi e "osservare, conversare, porre domande, ascoltare, riflettere, paragonare, sollevare problemi, ragionare, talvolta concludere". Egli considera con attenzione e rispetto tutto ciò che fa l'uomo - tutte le nostre imprese gli sembrano degne di interesse o memorabili. E, insieme, sparge un'onnipresente ironia sugli orgogli, le vanità, le pretese, le follie, la 'hubris' dell'uomo. Prima o dopo di lui, nessuno ha mai saputo orchestrare così perfettamente una 'storia totale': i fatti politici, economici, militari, i costumi, le leggende, le favole, il folclore, la geografia, i monumenti si equilibrano in quest'opera che respira l'immensità e la libertà degli spazi aperti. Il cuore del terzo libro è dedicato alla follia dei potenti: Cambise è uno dei massimi emblemi di 'hubris' che ci abbia offerto la letteratura greca. Ma questo libro delle "Storie" è anche un saggio di geografia economica e di etnologia: il catalogo delle regioni della Persia è degno dei rilievi di Persepoli (qui riuniti in un inserto iconografico); i 'mirabilia' indiani e i sentori dolcissimi d'Arabia hanno nutrito, per secoli la fantasia occidentale. Edizione con testo a fronte.