Ashish, inquieto studente di letteratura, viene ospitato dagli zii per l'anno che deve ripetere al college. Un anno importante, che Ashish dedica alla ricerca del suo futuro e della sua identità sessuale. La presenza del ragazzo spinge la coppia di zii a fare i conti con quanto non funziona più nel loro rapporto, motivandoli a cercare una nuova sicurezza. Sullo sfondo la bellissima Bombay, punto di incontro tra vecchia e nuova India, raccontata con il suo brulicare di vita minuta, le grida degli ambulanti, i profumi dei fiori e degli incensi, gli aromi della cucina tradizionale, ma senza clamore, come nella migliore letteratura indiana in lingua inglese.
La nostra recensione
Mohan e Lakshmi sono una coppia di mezza età, con figli già grandi che vivono lontano. Lui è uno scrivano pubblico che attende clienti alla stazione di Bombay e intanto legge febbrilmente, sognando da sempre di diventare scrittore; lei ha accettato il destino della maggior parte delle donne indiane, un matrimonio combinato, l'incombenza della casa e dei figli sulle sue spalle. Arriva ospite un nipote di Mohan, che deve ripetere l'ultimo anno di scuola, prima di andare al college: la presenza del ragazzo, che da parte sua sta scoprendo con trepidazione la propria omosessualità, ravviva l'appannata affettività della famiglia. Lakshmi ritrova il piacere di sentirsi utile e decide di raggiungere uno zio ammalato lasciando che il marito percepisca il vuoto della sua assenza e Mohan, stimolato dal nipote a riprendere i tentativi di scrittura, nella rinnovata autostima troverà la spinta per riavvicinarsi alla moglie.
Sullo sfondo di questa storia familiare ricca di sottigliezze psicologiche, i colori e il brusio della città, volutamente chiamata Bombay e non con il nuovo nome di Mumbai, per sottolineare la continuità con la cultura tradizionale.
Daniela Pizzagalli