Nel 1941, subito dopo essersi affermato, il noir rivolse le sue armi contro se stesso - con questo libro, che alla ferocia del genere assomma quella, anche più implacabile, del mélo. Fino alla sua uscita, le dark lady di innumerevoli romanzi (e di altrettanti film) usavano la seduzione per condurre qualsiasi maschio capitasse loro a tiro a forme di distruzione spesso molto peggiori della morte. Ma qui Cain - che di quelle storie aveva già scritto uno degli archetipi più potenti e imitati, Il postino suona sempre due volte - va molto oltre. Con le sue letali sorelle Mildred Pierce ha in comune il carattere, la capacità di andare dritta allo scopo - peraltro rispettabile, e cioè raggiungere un qualche benessere nell'America della Grande Depressione - e un fondato scetticismo nei confronti del genere maschile. Sul quale infatti trionfa, salendo uno alla volta tutti i gradini di un successo insperato, per una casalinga californiana malamente abbandonata dal marito. E in effetti niente sembrerebbe poter fermare l'ascesa di Mildred: niente, se non la sua immagine rovesciata, sua figlia Veda, la creatura forse più demoniaca di tutta la narrativa nera.
Un bel libro. Da leggere. Una scrittura di talento. Un'epoca perfettamente ricostruita fa da sfondo ad un rapporto madre e figlia dove amore e odio si mescolano fino a creare una pozione velenosa e letale. Ad un sentimento profondo, viscerale, si contrappongono un egoismo, una ferocia, una perfidia che sono, anziché contenute, rinforzate da una cecità di cuore che non vuole credere, capire, comprendere realmente, spalancando così le porte al dramma, inevitabile. Non sono riuscita a leggere Mildred solo come vittima. Ma anche, e soprattutto, carnefice di sé stessa. Valeria
valeriagallinari - 14/06/2014 21:42