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Nimal Kingdom - Ivano Mingotti
Nimal Kingdom - Ivano Mingotti

Nimal Kingdom

Ivano Mingotti
pubblicato da Nulla Die

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Disponibile in 2-3 giorni. la disponibilità è espressa in giorni lavorativi e fa riferimento ad un singolo pezzo
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Dettagli down

Generi Romanzi e Letterature » Romanzi italiani

Editore Nulla Die

Formato Libro

Pubblicato 26/05/2017

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788869151101

1 recensioni dei lettori  media voto 3  su  5
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Nimal Kingdom tamarat

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voto 3 su 5 Da Nebbia a Nimal Kingdom il salto è stato grande. L'autore perde, a favore della storia, la placida lentezza che contraddistingueva il primo romanzo sopracitato e quella della cittadina di montagna e compie una sferzata massima regalando già nelle prime pagine un ritmo secco e veloce alla storia, passando dal Via! che è la classica cena all'italiana fatta di pasta al sugo e Tv, dove il parlare fra commensali si riduce a due parole in croce e l'attenzione è indirizzata e inveita contro il tubo catodico e i suoi pietosi personaggi. Già qui la triste realtà cui è sottoposto e continua a sottostare Dino è svelata. Contrariamente al mio primissimo impatto con la storia, posso dire che ha molto in comune con Nebbia, il primo racconto dell'autore che ho letto dal sapore vagamente mystery thriller -se vogliamo esagerare- con la sua nebbia mangia uomini, nonostante la cadenza del racconto sia più veloce, il linguaggio decisamente più colorito e gergalmente giovanile -diciamocelo, è angosciante pensare che i ragazzi parlino davvero in questo modo osceno- e di contesto diverso: in primis, la nebbia, misteriosa e assassina prima, amica, nascondiglio pacifico poi, di cui Dino fa scudo nelle sue solitarie e lunghe fughe ispiratorie -che poi, tutta sta gran ispirazione mica c'è stata-. Dino e Clythia -a mio parere protagonista più degli altri in Nebbia- sono entrambi scontenti e bloccati, radificati nei loro piccoli e opprimenti paesi fuori dalla realtà, arrendevoli. Ma Dino si è arreso da tempo, nonostante la giovane età, mentre Clythia si agita e reagisce, vincendo la sua battaglia contro il narratore onnipotente. Beumont e San Gervas sono poi personaggi a sè, immobile, morente e horrorifica la prima, noiosa, abitudinaria e pietosamente boriosa la seconda, che si anima per ogni più minima novità e possibilità di essere sotto qualche tipo di riflettore. Tornando al libro, Nimal Kingdom è il diario personale della mediocre, deludende e depressiva vita di un giovane ragazzo, abitante oppresso di un microscopico paesello di provincia, abbandonato fra campagne umide e nebbiose, sovraccarico di un senso di ribellione e insoddisfazione che sfoga in sigarette mezze finite e sgraffignate qua e là fra i due bar della piazza e qualche parola scribacchiata su fogli umidi, nascosto fra i raccolti dei contadini, forse tentando di dare una forma comprensibile a ciò che vive e sente, o no, in perenne attesa delle telefonate del suo migliore amico, sfuggito alla trappola soffocante di San Gervas e dal lessico discutibile Dino è un insofferente giovane uomo nullafacente, soffocato dall'impotenza e nulle possibilità che il suo vecchio e bigotto paese offre. Impotente contro i tre piccoli criminali e bulli del paese, girini in un mare di amebe e cozze, ancorate a forza sullo scoglio della loro quotidianità placida e noiosa. La storia è il continuo susseguirsi delle sue identiche giornate, passate fra lunghe passeggiate, youtube, carta e penna, e lagne e lamenti verso tutto e tutti, attorno a lui, impegnati a ciarlare su due bambini con l'unica colpa di un gesto d'affetto tanto semplice quanto scandaloso e la visita imminente di pochi minuti di un politico che non fa nulla di così eclatante. Nessuno si salva dalla sua lingua velenosa e accusatoria, si erge a giudice, giuria e avvocato dell'accusa nei confronti dei suoi compaesani, che bellamente se ne fregano di lui. E' spompato di ogni possibilità, si arrende all'accontentarsi, senza obbiettivi, senza sogni e senza progetti. Nulla è più infelice e ingiusto, nulla nuoce più l'anima e la mente dell'accontentarsi, quando si crede di non avere sogni e nient'altro che lo stesso penoso e triste circondario in cui si è nati e cresciuti. E' una sensazione terribile, che certe volte, nei momenti peggiori in cui i tuoi pensieri sono più bui e, ti fa restare lì, sul filo del rasoio dei binari di una stazione morta.

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