Pluralismo non è né la società multietnica, plurirazziale, multiculturale, né il decentramento statuale, né la frammentazione locale: in queste pagine l'autore si occupa del pluralismo in connessione con la storia e l'esperienza democratica. Con riferimento all'Italia, ma necessariamente anche ad altri paesi, e in primo luogo agli Stati Uniti d'America, tradizionalmente sede di una cultura pluralistica forte e continua, dove il pluralismo non è solo una ideologia o una teoria, ma soprattutto un costume e una pratica. A partire dalla constatazione che, salvo le eccezioni debitamente messe in risalto, l'interesse per il pluralismo da noi è generico, come se fosse superfluo e scontato, il libro cerca di mostrare i percorsi spesso intricati e difficili del pluralismo teorico e pratico come contributo alla presente fase di 'ricostruzione' democratica nel nostro paese. La tesi fondamentale è che il pluralismo non è solo o principalmente un dato di fatto generato dai processi di differenziazione e democratizzazione, ma anche e soprattutto un'azione intenzionale, un'attività sperimentale, una prassi politica unitaria ed essenziale per la democrazia come prova.