Sindaci e miti. Sisifo, Tantalo e Damocle nell'amministrazione locale

L'elezione diretta del sindaco ha rappresentato la migliore riforma avviata negli ultimi decenni. Ha rappresentato, anzi, una rivoluzione. Sostituendo amministrazioni spesso instabili, inefficienti, corrotte, i nuovi sindaci si sono posti come punto di riferimento nel governo delle città, divenendo il simbolo - e il mito - di un'Italia che voleva cambiare. Eppure la rivoluzione si è trovata stretta fra tensioni, difficoltà, contrapposizioni, tra bonapartismi e vandee, in un contesto che rimaneva largamente immutato. Con evidente disagio nella ricerca di un nuovo ruolo e di una nuova collocazione dei diversi attori delle istituzioni locali, dai consiglieri agli assessori, dai dirigenti ai segretari comunali. E, soprattutto, con disagio del sistema dei partiti, tendente a ricondurre le novità nei rassicuranti schemi tradizionali. Così, sprovvisti di adeguati poteri, gli amministratori vivono spesso la propria esperienza con sensazioni di grande fatica (degna di Sisifo), di frustrazione (propria di Tantalo), di insicurezza (tipica di Damocle). Su queste vicende, "Sindaci e miti" intende - con diversi dati, molte testimonianze, e qualche ironia - aprire una riflessione. E intende dare un segnale d'allarme sulla tenuta dell'innovazione. Perché se non verrà completato in tempi brevi il disegno dei nuovi poteri locali, se non si adegueranno davvero comportamenti e atteggiamenti concreti, anche la prima e - sino a ora -più felice delle riforme rischia un frustrante 'desencanto'.

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