Nella scuola gladiatoria di Lentulo Batiato a Capua gli schiavi stanno preparando la rivolta: Spartaco ne è l'ideatore e altri duecento sono con lui. Il vigore e l'eleganza del fisico, la dolcezza dello sguardo e la forza incrollabile dei suoi ideali lo rendono immediatamente un simbolo. Il suo nome diventa l'urlo della ribellione, l'emblema del riscatto dalla schiavitù, l'ideale di libertà che nutre i sogni di decine di migliaia di schiavi e popola gli incubi dei pretori e dei consoli romani. Mentre il nome di Spartaco e la leggenda delle sue gesta si diffondono per le strade di Roma, sussurrati con timore o scritti a grandi lettere sui muri, attorno alla figura del gladiatore ribelle si intrecciano i destini di Deck), Claudia e Floro, così lontani e diversi eppure tanto vicini. Decio, valoroso legionario romano poi condannato ingiustamente come traditore e reso schiavo, si trova al fianco di Spartaco fin dall'inizio, tra i gladiatori di Capua, scegliendo di restare con lui battaglia dopo battaglia, sebbene già conosca le conseguenze del folle progetto di opporsi alla potenza di Roma. Claudia, giovane e bellissima nobile costretta a sposare un uomo arrogante e senza scrupoli, trova il coraggio di ascoltare l'amore che prova per lo schiavo della sua domus, Lucio, e si batte per affrancare alcune serve bambine.
Ridicolo e patetico, non cè altro modo per definirlo.
La trama è lenta, vuota, patetica, senza senso e tanto ridicola da risultare surreale. Ogni singola pagina si trascina, noiosa dalla prima allultima lettera. Ed è ricolma fino allinverosimile di personaggi assurdi.
E la ricostruzione storica! Totalmente senza senso. I romani sembrano un popolo di derelitti, quasi delle bestie. Per carità non piacciono neanche me, ma la costante critica dellautore si può tranquillamente definire ossessiva.
In una sola frase: al peggio non cè mai fine.
Alessandro - 30/08/2018 23:05