Punto, virgola, punto e virgola, due punti, punto interrogativo ed esclamativo, apostrofi, accenti, virgolette, apici: i lettori (e scrittori) di oggi sono abituati a ricorrere con disinvoltura e immediatezza a un articolato corredo di segni, per riprodurre il ritmo del parlato aiutando il lettore a decifrare un testo. Questi segnali di interpunzione, il cui uso ci appare tanto naturale, hanno tuttavia alle spalle una storia lunga e complessa. Ad esempio pare che il punto interrogativo sia stato introdotto in età carolingia e l'esclamativo risalga solo alla seconda metà del Trecento. Il Morgante di Luigi Pulci, nella versione fiorentina a stampa del 1482-83, non contiene neppure un punto. Viceversa ci sono edizioni della Commedia di Dante in cui l'unica interpunzione utilizzata è il punto, ma inserito alla fine di ogni terzina. E che dire del punto e virgola? il suo uso moderno a indicare una pausa più debole di quella del doppio punto e più forte di quella della virgola risale a un'edizione quattrocentesca di un testo di Pietro Bembo, mentre nei manoscritti greci il punto e virgola era usato per suggerire l'interrogativo. In questo libro alcuni dei migliori specialisti del settore raccontano usi e vicende dei più comuni fatti interpuntivi dall'antichità a oggi, in Italia e in Europa.