Sulle tracce di vecchie suggestioni lasciate dai Misteri della jungla nera di Emilio Salgari, Giancarlo De Cataldo parte per l'India del nord alla ricerca di un mondo di avventure estreme. Ma fallisce nel suo tentativo di provare il brivido della natura selvaggia nell'unico parco in cui forse ancora si aggira, schiva, qualche rara tigre. E invece che dai Thugs sanguinari, dovrà guardarsi dalla folla di mendicanti avidi di qualunque cosa un turista possa offrire. Di fronte a una realtà che si ostina a mostrarsi diversa da quella che dovrebbe, l'unica soluzione possibile è una resa incondizionata. E allora che il viaggiatore viene risucchiato dalla precaria simultaneità indiana dove passato e futuro si intrecciano in un presente improbabile; dove le donne sono il primo motore e le prime vittime della modernizzazione, mentre divinità ancestrali contendono ad ammiccanti stelle del cinema il cuore dei fedeli; e il ricordo della non violenza gandhiana sbiadisce davanti all'avanzata del nazionalismo hindu. Dopo la resa, il viaggio, spogliato da ogni vezzo da turista, porta con sé la nudità dell'esperienza. E l'anima si schiude, lascia le sue ferite risalire verso la foce di ogni sentimento, di ogni dolore.
Mi è piaciuto molto! Non sono mai stata in India, ma mentre leggevo mi sembrava di esserci! Beh, ne riparlerò dopo il viaggio
L'India, l'elefante e me
Anonimo - 10/10/2009 17:20
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La lettura di questi libro mi ha lasciato piuttosto perplessa, senza entusiasmarmi più di tanto. Mi aspettavo molto di più. E' un racconto di viaggio che solo a tratti si apre sulla complessità del mondo e dello spirito indiano. Mi è sembrato di rileggere un vecchio libro di Disertori che, sebbene abbia una capacità descrittiva molto buona, vede tutto con occhi troppo occidentali.
Stefania Bertolini - 07/10/2013 22:09
Anonimo - 10/10/2009 17:20