Scritto a metà del Settecento da un inglese dalla vita oscura e misteriosa, "Fanny Hill" è un classico della letteratura pornografica che non ha perso nulla, a distanza di due secoli e mezzo, della sua capacità di turbare generazioni di lettori. Ma il romanzo di Cleland è anche un originale capolavoro della letteratura erotica. Fanny è un incantevole, spontaneo, allegro e positivo personaggio femminile, miracolosamente uscito in qualche modo dal cervello di un uomo. Alla sua esplicita e incondizionata celebrazione delle gioie del sesso e della sessualità resta estranea la vena dissacrante, perversa e distruttiva della tradizione francese libertina che sarebbe culminata alla fine del secolo nei romanzi del Marchese de Sade. Soprattutto il suo personaggio contrasta il mito della "Pamela" di Richardson, della donna che acquisisce felicità e rispettabilità sottraendosi al desiderio maschile, celebrando un altro mito femminile infinitamente più accogliente - e più paritario - della donna che non si sottrae ma si dà perché spinta da una "passione troppo impetuosa per resistere".