Il risentimento e il rimorso ostacolano l'elaborazione del lutto e bloccano il processo psicoanalitico, condannando il paziente a rimanere prigioniero sempre della stessa "danza macabra", incapace di accedere a una nuova dimensione temporale e affettiva. Questa reazione di autodifesa, che porta ad assumere ora il ruolo della vittima, ora quello del vendicatore, è messa a fuoco dall'autore sulla base di un'ampia casistica, che risponde ad importanti domande sul piano teorico e clinico.