Nel saggio "I segni d'infamia nel Medioevo" Robert Ulysse con grande acume e sensibilità si accostò ad un tema, oggi di grande interesse, quello cioè che squarcia il velo sul mondo dei "reietti", il cui isolamento sociale va ben oltre i limiti cronologici dell'età medievale. Definito l'ambito d'interesse che, oltre agli Ebrei racchiusi nei ghetti, abbraccia "saraceni ed eretici, in particolare gli albigesi", per estendersi poi "dapprima ai lebbrosi; in seguito ai 'cagots' e ai disgraziati della stessa risma; infine alle prostitute", l'erudito francese rivolge con fine sensibilità l'attenzione alla natura, alle diversificazioni e alle forme di tali segni, delineandone l'origine, la specificità e gli stessi ordinamenti canonici e giuridici, che ne sanzionano l'uso, ma anche l'inosservanza delle prescrizioni e gli stessi privilegi che esaltavano dall'indossarli.