Insieme a Gombrowicz e Witkiewicz, Bruno Schulz completa la grande triade della letteratura polacca del Novecento. I suoi racconti costituiscono un unico ciclo di ricordi d'infanzia, un album di abbaglianti quadretti a colori dove la fanciullezza riappare rimescolata e incongrua come nei sogni. Tutto ruota attorno ad un padre mattoide, venditore di stoffe in un quartiere dove proliferano odorose botteghe di merci rare. Lo stile pirotecnico, prodigo di aggettivi e incline all'ornamento metaforico, lascia trasparire, dietro l'esuberanza irrefrenabile delle immagini grottesche e il furore analogico, la miseria e il decadimento dell'impero asburgico. Tra oggetti che si animano e personaggi che si deformano in fantocci, Schulz fa della gioventù l'archivio di ogni scoperta.
Le botteghe color cannella. Tutti i racconti, i saggi e i disegni
Anonimo - 24/06/2009 20:53
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Il libro più bello che mi sia capitato di leggere. Intenso, suggestivo, poetico, scritto con enfasi e dolcezza sconcerta per la profonda tenerezza dell'autore e quel talento meraviglioso ed unico nel descrivere la propria infanzia, il rapporto con la famiglia, la figura del padre, gli amici e quei personaggi che colorano, più o meno intensamente, quel mondo di suggestioni e di delicatezza che è il mondo interiore di Schulz. Ne consiglio a tutti la lettura, non si può e non si deve ignorare una prosa (che è poesia) tanto sublime.
Anonimo - 24/06/2009 20:53