In fondo al viaggio c'è, forse, un lemure bianco della specie più evoluta. Sgambetta sulle zampe posteriori eretto, dignitoso come quasi tutti gli esseri umani. Durante il viaggio, cavallette fritte e mandrie di zebù forniscono la debita punteggiatura al paesaggio di immense distese di risaie, di giovani in attesa di un destino qualunque, di bambine costrette a sorrisi da donna forzata, le labbra colorate con il succo di ibisco, "e la scena è così: il rosso delle labbra nel marrone del faccino nel verde smeraldo dell'oceano dietro il dolore più scolorato del mondo". Sempre attento alle donne quasi "per sottaciuta committenza" dei maschi che le guardano senza mai riuscire a vederle in se stesse, lo sguardo di Aldo Busi va a percorrere le false piste del Madagascar turistico e ne snida i colori più profondi. Da vero viaggiatore, il solitario con gli occhi ben aperti doppierà i tentativi delle guide locali di smarrirlo in bellezze indicibili, converserà con gechi particolarmente simpatici, o con conchiglie disposte all'ascolto, e prima di arrivare alla fine avrà trovato un miraggio d'amore e una canzonetta che fa: "Tu hai bisogno di qualcuno dentro la tua camicia e sotto la tua veste, hai bisogno di me".
Busi utilizza spessissimo l'escamotage dei viaggi per raccontarci quelli che fa come reporter ma soprattutto nella sua interiorità. Questo mi è piaciuto perchè ho sentito una strana delicatezza che non avevo ancora percepito nei suoi reportage.
luigi9101972 - 18/02/2017 16:23
Busi utilizza spessissimo l'escamotage dei viaggi per raccontarci quelli che fa come reporter ma soprattutto nella sua interiorità. Questo mi è piaciuto perchè ho sentito una strana delicatezza che non avevo ancora percepito nei suoi reportage.