In una serie di lettere, un padre rivolge al figlio che si candida alle elezioni saggi consigli per avere successo nell'arena politica. Attraverso un'esilarante filza di paradossi, dal sonno della ragione civile si materializzano il mondo patinato della politica-spettacolo e i suoi mostri: funzionari di partito senz'anima, dilettanti aziendali senza coscienza, notabili riciclati, figli d'arte rampanti, giornalisti radiotelevisivi in fibrillazione da cambio di maggioranza. Mescolando perfidia swiftiana e buoni sentimenti, l'autore compone un'impietosa rassegna di ipocrisie "politicamente corrette", lasciando al lettore il compito di misurare la distanza da una politica autentica.