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La nobiltà trentina emerge dalla documentazione nella seconda metà del secolo XII nella sua fisionomia ancora incerta, legata a un'origine libera o ministeriale, che si precisa durante il primo trentennio del Duecento attraverso il rapporto con il vescovo e con le istituzioni della corte episcopale (la 'curia vassallorum' e la 'casadei sancti Vigilii'). Dopo l'avanzata del conte Mainardo II del Tirolo verso sud, nella prima metà del XIII secolo, e la decisa selezione dei gruppi famigliari da lui determinata, ha inizio il lungo periodo di lenta ridefinizione degli equilibri interni alla società nobiliare trentina, che si protrarrà fino al primo trentennio del XV secolo. Nella concorrenza dei poteri che si contendono il territorio del principato il vescovo risulta alla fine sconfitto a beneficio degli Asburgo. Si verifica quindi un processo di definitivo accorpamento tra le sfere dell'autorità episcopale e quelle della contea tirolese, cui corrisponde la tendenza per l'aristocrazia trentina a uniformarsi a modelli di comportamento e a un'identità nobiliare che hanno origine fra i casati della contea, in un ambito dunque che non è più vescovile ma territoriale. L'analisi di quel cammino evolutivo viene in questo libro sostenuta dalla ricostruzione della storia e della genealogia di un cospicuo gruppo di famiglie nobili trentine. Nel secondo volume sono contenuti gli alberi genealogici.
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