La prima, folgorante esperienza di governo della nuova destra italiana, avviata e conclusa nel 1994, fu così breve che storici e commentatori non ebbero la possibilità di approfondire il suo significato politico. Ma il trionfo elettorale del 2001 ha offerto a Berlusconi, Bossi e Fini l'occasione di imprimere alle consuetudini della politica italiana del dopoguerra una svolta radicale, caratterizzata da attacchi frontali alla magistratura, proclami xenofobi, tentazioni plebiscitarie, un nuovo culto della personalità del 'capo' e dalla subordinazione dell'interesse pubblico alle convenienze dei privati. La pervicacia con cui la maggioranza persegue questi obiettivi ha destato la preoccupazione della stampa internazionale e di figure di primo piano della politica europea, che si è tradotta in un accostamento con la destra fascista, a volte affrettato ma storicamente inevitabile. Per sottrarre un tema tanto delicato a strumentalizzazioni e polemiche, e rivendicarne al tempo stesso la legittimità, gli undici autori dei saggi raccolti in questo volume da Gianpasquale Santomassimo svolgono una comparazione storica che senza tralasciare ciò che distingue le due esperienze non esita a metterne in luce gli elementi di continuità. L'attenta analisi comparativa del rapporto tra economia e politica, potere legislativo e potere giudiziario, controllo dei media e formazione del consenso esclude sovrapposizioni indebite, ma suggerisce che l'instaurazione di un nuovo regime - definito secondo le diverse interpretazioni populistico, mediatico, videocratico - sia un rischio che non può considerarsi scongiurato.