Perché, se la poesia esiste ancora, è diventato così difficile parlarne? E che cosa è possibile dire in quella "lingua speciale" che secondo alcuni sarebbe il linguaggio poetico? Nella seconda metà del Novecento i confini di questo linguaggio si sono progressivamente ristretti. La tradizione della modernità si è esaurita e si è trasformata in un gergo. Ma nella terra di nessuno in cui abitano poeti ormai quasi invisibili, pochi si accorgono che una poesia incapace di dialogare con la prosa e con la lingua comune perde inventività e vigore, anzi finisce per smarrire se stessa. Il libro interpreta di nuovo il percorso della poesia moderna in alcuni dei suoi passaggi e autori essenziali, da Schiller a Zanzotto, da Baudelaire a Penna. E riconsidera il rapporto di scambio fra poesia e generi letterari diversi, fra poesia e teorie della prosa.