Due uomini, unici sopravvissuti di una spedizione archeologica, scoprono i resti di quella che parrebbe un'antica cittadella (o è il prodotto casuale degli agenti atmosferici?). Vi si percepisce un'armonia sconosciuta alla natura umana, quasi un avamposto sulla Terra di una potenza superiore: dei due uno verrà come assorbito da quello strano incantesimo, l'altro è 'l'uomo che fece ritorno'. La trama del racconto che dà il titolo a questo libro di Ikezawa mostra già quelli che sono i temi e le atmosfere di questo scrittore. Come in un altro racconto, dove un tecnico che deve riparare una centrale meteorologica su una piccola isola incappa in una bufera che ha qualcosa di soprannaturale, e la donna che incontrerà e con cui farà l'amore non sarà da meno. Quello che l'autore narra nelle sue storie è il rapporto tra uomini legati a conoscenze tecniche e scientifiche molto precise, descritte dettagliatamente (Ikezawa è laureato in fisica), e realtà che sfuggono alla prevedibilità, meccanismi cosmici non controllabili, perlomeno dagli umani. Sono racconti metafisici che partono sempre da situazioni apparentemente comprensibili, e poi sempre meno. I dubbi diventano a poco a poco enigmi, ma in ogni racconto c'è sempre un punto in cui la risposta alle singole domande, o a tutte le domande, sembra lì di fronte ai personaggi, di fronte a noi: si tratta di lasciarsi andare, comprendere le cose in una forma diversa, vivere con umiltà e con pienezza quello che ci sovrasta.