Dicono che in punto di morte ogni uomo riveda in un lampo tutta la propria vita. Ma chissà, forse in quella frazione di secondo ci sarà data un'altra opportunità, una seconda occasione: la vita che ci scorrerà davanti agli occhi sarà quella che non abbiamo saputo, voluto, potuto avere. Da questa idea narrativa parte una fiaba malinconica che riesce a diventare una grande storia d'amore, e nello stesso tempo un "thriller metafisico". E in controluce la rivisitazione in chiave moderna del più fascinoso e preverso tra gli emblemi della femminilità: la Lulu di Wedekind e del film di Pabst (nei tratti, indimenticabili, di Louise Brooks) come un controcanto di sensualità primigenia, istintiva e dissoluta. Solo un grande scrittore come Paul Auster poteva coniugare con leggerezza tanti piani narrativi, socchiudere innumerevoli spiragli, o vie di fuga, senza perdere la strada. E, forse, non c'era che la forma sceneggiata - potenziale, visiva, immediata - per restituire l'intreccio di toni, per modulare l'armonia di questa variazione. Da questa sceneggiatura Paul Auster ha tratto un film, di cui è anche regista, con un cast d'eccezione: da Mira Sorvino a Harvey Keitel, da Vanessa Redgrave a Willem Dafoe. Le foto di scena che corredano il testo, insieme alle interviste in appendice, costituiscono un efficace strumento per penetrare nei dettagli del mestiere cinematografico.