Un volume di racconti - acuti, densi, rivelatori, perfetti, insomma, cosí come siamo abituati; eppure un volume un po' diverso da quelli che l'hanno preceduto. Perché qui Alice Munro scava piú a fondo nel dato autobiografico e confeziona un libro che ne contiene due: il primo, attingendo a documenti storici e testimonianze illustri, ripercorre la vicenda del ramo paterno della sua famiglia, i Laidlaw, a partire dal capostipite Will O'Phaup, nato alla fine del XVII secolo nelle Lowland scozzesi, e fino alla generazione immediatamente precedente a quella dell'autrice. "Storia familiare", dunque. Il secondo libro, invece, ha per protagonista la stessa Munro, che nei sei racconti che vi sono contenuti narra in prima persona vicende che vanno dall'infanzia fino all'età attuale. E dunque 'memoir'. Ma i due generi, nelle mani di una maestra della narrazione senza pari, si mescolano ed esaltano in un ibrido ancor piú affascinante che smussa il bordo crudo della storia e lo avvolge nella materia vibratile della creazione letteraria. L'effetto è illuminante, sui moti micro e macroscopici dell'animo, come al solito, ma anche, in questo caso, su quelli piú vasti della storia collettiva, cosí ben riflessa in quella privata. E quando si chiude il volume - quando si chiude ogni libro di Alice Munro, secondo la giuria della MacDowell Medal che le ha conferito il premio nel 2006 - "si sa molto ma molto di piú su quel che significa essere umani".