Nella primavera del 1865 avvenne quanto era inaspettato fino a pochi mesi prima: il trasferimento della capitale politica del Regno d'Italia da Torino a Firenze. Fu una ferita per Torino e per i piemontesi che si sentirono defraudati di quello che consideravano un diritto intangibile per meriti risorgimentali; e fu una sofferenza per Firenze, consapevole che il trasferimento era provvisorio, sulla via di Roma, predestinata al ruolo di capitale dallo stesso Cavour. In estate il processo di spostamento della corte e delle strutture amministrative si era consumato, ma restavano le divisioni politiche e lo scontento dei fiorentini che ne subivano le conseguenze, soprattutto in termini di costo della vita. I più insoddisfatti erano forse gli elettori della Destra storica, il ceto politico maggioritario considerato responsabile dell'aggravio dell'imposizione fiscale e della "prosa" della costruzione di uno stato che era tale solo nella sua veste politica e istituzionale. Le elezioni dell'ottobre 1865 registrarono proprio questo malcontento. Il volume ricostruisce le vicende complesse di questo passaggio focalizzando l'attenzione proprio sul 1865.