Nel 1948, a otto anni, J.M.G. Le Clézio lascia Nizza, la sua città natale, e con la madre e il fratello parte per la Nigeria, dove il padre, che non ha mai conosciuto, è medico nell'esercito britannico. Inizia così uno straordinario viaggio che, più di cinquant'anni dopo, sarà oggetto di questo libro. Le Clézio racconta il continente nero attraverso gli occhi di un bambino che entra in contatto con un mondo dove tutto - natura, sole, temporali, insetti "esiste" con intensità e violenza, un mondo che gli regala una sensazione di libertà fisica e mentale per lui fino a quel momento sconosciuta. Fondamentale è l'incontro con il padre, uomo duro, abituato alla solitudine cui lo ha costretto la guerra. E dalla prospettiva del bambino che viene descritta la sua severità, il suo modo di vestire e i tentativi di ricuperare il tempo perduto con i figli. E sempre dalla stessa prospettiva emerge l'ammirazione verso quest'uomo misterioso, cui Le Clézio tenta di "avvicinarsi" per tutto il libro. Ad accompagnarlo nella sua indagine ci sono le foto scattate proprio dal padre, immagini piene di suggestione, non professionali e, forse per questo, assolutamente autentiche.
Un bel viaggio, da parte di un bambino cresciuto, capace di emozionare.
Io non sono riuscita a staccarmi, l'ho letto in un giorno.
Un viaggio emozionante in un paese poco conosciuto, con un padre particolare, severo, con regole dure, da seguire a tutti i costi.
La conoscenza di un figlio e di un padre che si vedono per la prima volta, una guerra che li divide.
Un figlio che vede nel padre non un inglese o un francese, ma un africano.
In libro che si fa leggere, molto scorrevole, una picevole lettura sotto l'ombrellone. Non è una lettura impegnativa, ma decisamente piacevole.
Alice - 29/06/2007 11:13