Un'avventura in barca di due ragazzi li porta ad usare la loro immaginazione per raggiungere il loro obiettivo. In un mondo in cui i buoni si oppongono ai cattivi, il confine tra il Cielo e il Mare fa sembrare questa distinzione meno marcata. Età di lettura: da 10 anni.
L'Autore vuole indirizzare i proventi della vendita di questo straordinario racconto all'ospedale Gaslini di Genova dove si trovano bambini ricoverati che non possono per motivi di salute ora "uscire in mare". Ecco così che l' Ammiraglia con i suoi giovani naviganti Lucilla e Martino, ci offre un'avventura fantastica al ... "confine tra il Cielo e il Mare". Da leggere tutto d'un fiato!
Chiara M. Bertazzi
Al confine tra il cielo e il mare
chiara bertazzi - 12/12/2021 17:38
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Il Narratore identificandosi in una goccia d'acqua di un immenso mare, ha il bisogno di rendere all'evidenza del lettore un contesto che gli sovviene, meglio dire affiora, forse spinto dalla necessità di distinguersi da tutte le altre gocce di acqua! Può sembrare che la goccia di acqua non abbia niente di suo ma dopo poche righe si coglie un dettaglio fondamentale quando descrive le case della baia che anch'esse cercavano di distinguersi dalle altre mostrandosi di diverso colore. Con l'aiuto di alcuni personaggi, che si delineano man mano tra le righe, cerca di raggiungere un obiettivo: la conclusione di una avventura, raccontata per generosità. I protagonisti sono i figli dell'autore con i nomi di fantasia Martino e sua sorella Lucilla i quali si caratterizzano dando prova di grande coraggio, avendo imparato a navigare grazie alla fiducia che il papà ripone in loro, condizione necessaria per crescere. La mamma è senza nome, non è infatti contraddistinta da ciò che freddamente distingue una persona dall'altra; lei è bella e cura i pescatori. Sposa papà, maestro d'ascia e pescatore nei ritagli di tempo, quasi non avesse potuto farne a meno. Papà fuma sigarette e non conosceva le stelle ma sa bene come orientarsi in mezzo al mare. Sotto il suo maglione blu non ci sono solo muscoli! E poi ci sono i pirati, riferimenti che compaiono nella narrazione come buoni o cattivi permettendo ai veri personaggi di identificarsi in pirata buono e in pirata cattivo. Tutti si troveranno indistintamente prima o poi di fronte a quel giorno speciale che è il Grande Giorno! Urumaga è un calamaro gigante, più grande della barca di papà, l'Ammiraglia. Isolato nella sua grotta in fondo al mare alla stregua quasi di una divinità, dà segnali di vita facendo vibrare un palo circondato da moltitudine di pesci. Mostro ma anche e soprattutto portatore di nutrimento. Nel buio del mare, là dove le stelle sembrano davvero a portata di mano, l'Ammiraglia prende il largo una prima volta con Martino, Lucilla e il papà e una seconda volta solo con Martino e Lucilla per cercare coraggiosamente un uomo forse disperso e in pericolo di nome Manimàn. L'uomo vive come un mezzo matto in un curioso magazzino del paese e attira la curiosità di Lucilla e di suo fratello Martino; ha una lunga barba ispida intrisa di rhum e il suo maglione blu è macchiato e sudicio a differenza di quello del papà. Chi rappresenta il gigante Manimàn, pirata a detta di tutti cattivo? Probabilmente riflette chi ha vissuto senza quell'amore necessario che permette ad ogni essere umano di volersi bene. La simbologia della conchiglia che gli ha sottratto Martino è imponente nel tentativo di barattarla con delle misteriose lettere d'amore trovate nello scrigno dei tesori di Manimàn. Se associata al mare la conchiglia diviene fonte della fertilità, simbolo del grembo materno. A detta della scrivente emerge un altro dettaglio importante che accomuna il papà con Manimàn: lo sguardo con cui rispettivamente fissano l'orizzonte e un punto indefinito sul pavimento. Concludo queste brevi righe, con il cenno ad un oggetto: la moneta infinita recuperata da Martino mentre gioca nella creuza, moneta quasi incastrata tra le mattonelle del selciato. Filo rosso nel racconto, potrebbe essere la storia che si avvicenda da sempre tra il bene e il male, tra spina di razza e dente di squalo. È la libertà di vivere come si vuole sino al momento in cui si arriva al confine tra il cielo e il mare, da dove dice la leggenda nessuno è mai tornato indietro. La scrivente vi invita pertanto a leggere questo piacevole intenso racconto confidandovi il finale. Esiste solo una cosa che determina quello che siete adesso, che siete stati o che diventerete: l'amore. Grazie Stefano.
Chiara M. Bertazzi
chiara bertazzi - 12/12/2021 17:57
chiara bertazzi - 12/12/2021 17:38