Nella smagliante Sardegna di Milena Agus, madame (così chiamata perché forse un giorno andrà in Francia) possiede un terreno sul mare assediato dagli speculatori. Ma madame, che è povera, non vende, e così facendo blocca i possibili affari delle famiglie vicine. Eppure i vicini non possono fare a meno di amarla, per la sua generosità e la sua candida resistenza. Questa storia, raccontata da una vicina quattordicenne, è comica e truculenta, fiabesca e vera. E anche la storia del nonno della narratrice, figura potente e silenziosa, il maggior alleato di madame. Ed è la storia di amori che vanno un po' storti e dei sacrifici propiziatori per farli stare in piedi. Madame crede nella magia e la distribuisce in modi personali e approssimativi allo scopo di rendere la gente più felice, perché "senza la magia la vita è solo un grande spavento".
La nostra recensione
Il libro di Milena Agus non è un semplice libro, con un capo e una coda. Forse il diario di una ragazzina quattordicenne. Ma più di tutto è un album di fotografie. Più di tutto tante ampolle piene dei profumi della Sardegna. Più di tutto diverse conchiglie raccolte sulla battigia, con cui ascoltare l'infrangersi delle onde e il sibilo del vento.
In questo terzo racconto l'autrice si spinge ad affrontare tanti temi: dalla magia, alla morte, ai colori, ai profumi, ai sapori, alla felicità e all'amore. Per ogni gusto. Per non restare delusi.
La voce narrante ci porta immediatamente nell'isola, dandoci delle indicazioni molto precise: "la nostra posizione è 39° e 9' a nord dell'equatore e 9° e 34' a est del meridiano di Greenwich. Qui il cielo è trasparente, il mare color zaffiro e lapislazzuli, la vegetazione profumata,le scogliere granitiche argento e oro". E su tutto e su tutti domina il vento. Vento che modella le rocce, sposta la sabbia e fa rotolare sulle spiaggia piccoli fusti. Vento che manda l'intenso profumo del mirto a coloro che sbarcano sull'isola. Vento che magicamente solleva le lenzuola della piccola protagonista e anziché spaventarla, le riempie il cuore di gioia al ricordo di colui che sempre le faceva questo gioco. E con queste ali di babbo la conferma che l'amore incondizionato di un genitore verso il proprio figlio esiste sempre, nonostante le mille avversità e le distanze. Con questa danza il tema della morte viene così dissipato dall'abilità della scrittrice che ci suggestiona, non con il dolore, ma con i colori della sua terra. E questo volo a sua volta ci introduce all'atmosfera magica del libro e dei suoi protagonisti. Una Madame irriducibile e attaccata alla sua terra, povera, sola, ma dispensatrice di felicità, "finita qui a fare l'albergatrice dopo l'ennesimo lavoro e fallimento sentimentale". Il nonno della piccola voce narrante, un "ricco signore di città, professore di filosofia per puro piacere e non per bisogno, si è trasformato in pensionato contadino e si diverte un mondo a essere povero e a risparmiare".
La sagacia del nonno, la saggezza della ragazzina e la semplicità di madame ci portano ad amarli e a comprenderli. E con essi il tema dell'amore si dipana. Quell'amore che fa finalmente sostituire stupidi e crudeli nomignoli con cui Madame veniva sempre appellata. "l'ultima di casa, a scuola l'asina, poi la cameriera, la sarta, la fantina, l'ereditiera, l'albergatrice, sa tzia, madame". Tutto spazzato via dal soffio dell'amore.
Quell'amore con cui Madame affronta tutto. Anche il suo corso di francese. Si perché lei non è francese, possiede solo una bizzarra motivazione per cui viene così chiamata. Durante le lezioni con un suo amico senegalese, nelle loro passeggiate dalla mulattiera al mare, l'amico si rammarica di non conoscere le esatte parole con cui lei vorrebbe esprimere ciò che vede, dove sono, vale a dire "quel mare che cambia colore secondo le stagioni e quando c'è il sole è come spennellato di un turchese a cui sia stata aggiunta una punta di verde e più lontano invece è zaffiro e più lontano ancora blu notte e attorno agli scogli più bassi celeste neonato". Una fotografia da portare sempre nel cuore.
Può sembrare un libro divertente, ma la magia che lo pervade, quella stessa magia senza la quale "la vita è soltanto un grande spavento", lo rende invece intrigante, curioso, a tratti oscuro, mai triste però, veloce e tempestoso come il vento della sua terra, profumato come tutte le varietà di fiori e spezie che pervadono l'isola e ricco di sapori come ricchi sono gli orti dei personaggi. Profumi, colori, sapori. Un libro da leggere con tutti i sensi all'erta. - Valeria Merlini -
Mi è piaciuto per il linguaggio volutamente infantile e quasi privo di punteggiatura... ma anche molto ricercato... mi ha commosso il tipo di società che descrive..dove la solidarietà è protagonista insieme alla resistenza alla speculazione edilizia... una società dove la possibilità di felicità non è necessariamente data dalla ricchezza... ma dalla ''compassione''.
Ali di babbo
Anonimo - 03/04/2008 17:57
3/
5
NON E' ALL'ALTEZZA DI MAL DI PIETRE MA LA SCRITTURA DELLA AGUS E' SEMPRE PIACEVOLE. LALLA
Ali di babbo
Anonimo - 13/03/2008 16:45
4/
5
Dei tre precedenti racconti della Agus, questo è senz'altro quello che ho preferito e che mi sento di raccomandare a tutti. La voce narrante è quella di una ragazzina di 14 anni che racconta il suo mondo anche con il linguaggio proprio di una ragazzina. Per certi versi mi ha ricordato la prospettiva di "L'eleganza del riccio" anche se ovviamente in tutt'altra ambientazione.
Davvero un bel racconto, non vi pentirete di leggerlo.
Ali di babbo
coccinella - 12/03/2008 21:57
1/
5
Era meglio fermarsi a maldipietre... così, senza pretese...
Ali di babbo
Grizzly - 08/03/2008 20:04
3/
5
Milena Agus miscela sapientemente leggerezza e stravaganza. Ne esce un romanzo delizioso dove i misteri della femminilità e del sesso, l'amore edipico e il desiderio, la nostalgia e il dolore, s'impastano e si fondono sino a darci un racconto che esorbita dagli stili consueti della letteratura. Buona lettura:)
Ali di babbo
Elisabetta Bolondi - 27/02/2008 21:12
3/
5
Magia è la parola chiave di questo nuovo romanzo della Agus: la voce narrante, una ragazza di quattordici anni un po' ingenua, un po' sognatrice, vede la realtà attraverso un velo fatto di lenzuola che volano, le ali di babbo del titolo: il padre infatti ha lasciato la famiglia, lei e le sorelline sono sole con la mamma ammalata e con il nonno, la figura forte ed emblematica della storia. Ma la vera protagonista della storia è una strana donna,un po' solitaria ma piena di amanti che però la lasciano sempre, Madame, così soprannominata per uno strano desiderio di andare a Parigi, in realtà mai realizzato. In questo piccolo libro la cosa inesistente è la trama, mentre notevole è la capacità di scrittura, che alterna registri colloquiali, dialettali,localistici, ad altri più complessi e raffinati. Lo scenario della Sardegna incontaminata, con il suo mare turchese profumato di mirto,con le sue scogliere solitarie, fa da sfondo alle vicende di questo piccolo gruppo di persone che sembrano quasi vivere fuori del tempo ma che caparbiamente non si arrendono agli speculatori a cui non venderanno quel paradiso. Comunque, Mal di Pietra era migliore, soprattutto nello straordinario finale.
Ali di babbo
MAURO - 15/02/2008 19:53
1/
5
Che delusione. Dopo mal di pietre (che cmq non mi ha fatto impazzire) un libro che sembra scritto dalla figlia di federico moccia!!! Descrizioni senza senso, punteggiatura ai limiti della sopportazione. Credo che prima di pubblicare un libro della Agus, bisognerebbe leggere qualsiasi altro libro scritto da chiunque. Pollice in giu per la Agus. Doppio pollice giu per nottetempo che non ci fa per niente una bella figura. NON LEGGETELO. MAI. Neanche se fosse l'ultimo libro sul pianeta!
Anonimo - 05/04/2008 00:10
Anonimo - 03/04/2008 17:57
Anonimo - 13/03/2008 16:45
coccinella - 12/03/2008 21:57
Grizzly - 08/03/2008 20:04
Elisabetta Bolondi - 27/02/2008 21:12
MAURO - 15/02/2008 19:53