In una straordinaria opera di rivelazione letteraria, Lady Norrington getta nuova luce su un importante personaggio storico: la seconda moglie di Thomas More. Sebbene per più di quattro secoli sia rimasta sullo sfondo come una figura sconosciuta e molto oscura, durante i ventiquattro anni di matrimonio con Thomas More seguì con consumata abilità una delle più considerevoli famiglie in Europa. Riuscì a far ridere il marito dopo tutti questi anni di vita comune, e continuò a farlo ridere durante i giorni bui e pericolosi dei suoi mesi nella torre di Londra: un risultato indubbiamente raro e un trionfo di coraggio e di risolutezza. Questa originale ricerca rivela inoltre che Lady Alice non fu, come molti hanno suggerito, una persona di rango inferiore che More elevò al suo status sociale. Al contrario, troviamo una ricca signora di buona famiglia con il sangue dei re nelle sue vene, che mediante il matrimonio di suo cugino era diventata parente di Enrico VII e di Enrico VIII. La sua famiglia era grande amica dei Tudor molto tempo prima del matrimonio con Moro. Una scoperta ancora più considerevole è che mentre i discendenti di Moro furono per la gran parte proprietari terrieri, preti e monache, i discendenti di Alice, attraverso l'unico figlio sopravvissuto dal suo primo matrimonio si trovano inseriti in alcune delle più aristocratiche famiglie d'Inghilterra, quali Alington, Bray, Savage, Spencer, Stanhope e Strathmore. Si arriva, percorrendo questa strada genealogica, alla discendente più famosa, la Regina Madre, Elizabeth di Glamis e a sua figlia la Regina Elisabetta II.
Per un lettore che non conosce Thomas More limportanza di questo studio, la cui traduzione è stata curata da Giuseppe Gangale, può essere anche poco determinante, al contrario per chi lo studia e lo ama rappresenta una sorta di scatola nera che disvela aspetti impensati e non facilmente raggiungibili attraverso la ricerca storiografica.
Si tratta di una ricostruzione innanzitutto genealogica e poi biogra¬fica della seconda moglie di sir Thomas More, molto minuziosa, fatta da una studiosa legata ai discendenti dei coniugi in questione.
Lo scritto può essere collocato allin¬terno di unidea di santità laica difficilmente riscontrabile nel panorama letterario religioso nazionale ed internazionale. Questa idea si fonda su una considerazione del concetto di santità che non è avulsa dalla tradizione ecclesiale, ma che ha avuto grazie al Concilio Ecumenico Vaticano II la sua massima espressione.
Il santo non è colui che fa esperienza di Dio nel confitto o nel su¬peramento delle realtà terrestri, bensì nellaccoglienza e nella piena ac¬cettazione e condivisione del mondo. In questo contesto i santi sposati acquistano un valore del tutto eccezionale perché la famiglia è il primo spazio mondano che hanno saputo accogliere. Di conseguenza coniugi e figli anziché essere considerati degli ostacoli alla santità diventano un aiuto e la ragione stessa della sua ricerca di Dio.
In fondo Ruth Norrington nel suo libro arriva a queste stesse conclusioni. Lady Alice, sebbene immeritatamente sia stata dipinta da quelli che la conobbero e dagli storici successivi come una donna incapace di mostrarsi allaltezza del marito a causa della sua poca cultura e del suo senso fortemente pratico, ha consentito al marito di diventare santo.
giuseppe gangale - 13/12/2012 16:38