Henri Van Blarengerghe racconta cosa l'ha spinto a uccidere; due gemelli uniti dalle spalle in giù coltivano il loro amore per la matematica in una sorta di inevitabile matematizzazione della vita; un gruppo di malati di mente fugge dal manicomio trovando in cambio prima la solitudine della montagna poi il carcere. Tre vicende in cui i personaggi, nessuno escluso, si confrontano con la complessità del reale, con le proprie colpe e ambiguità. Personaggi che agiscono fuori dagli schemi, uomini che compiono delitti orrendi senza esserne consapevoli, che cercano di fuggire il male e rincorrono la normalità senza mai riuscire a capire perché ne sono esclusi.
LIbro di notevole profondità e di scrittura raffinata, fortunatamente ritornato in commercio, dopo lunga assenza. E di questa nuova presenza vale davvero la pena di approfittare!
Anche gli ebrei sono cattivi
Anonimo - 01/10/2004 12:46
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Ho trovato una scrittura interessante, nessuna parola è di troppo, anche i sentimenti espressi dai personaggi sono veri, non retorici, nonostante la scrittura sia stilisticamente e semanticamente complessa. Van Blaremberghe, i due gemelli, i pazzi, insomma tutti i protagonisti sono interiormente delineati con sensibilità e acume. La loro dolorosa situazione fa pensare, così come il linguaggio raffinato e gnomico.
Anche gli ebrei sono cattivi
Anonimo - 09/09/2004 22:55
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Non ho mai trovato, tra gli autori italiani di oggi, uno scrittore così profondo. Il libro non è di facile lettura, è come un misto tra Kafka e Proust, con pagine intense ed emotivamente forti. Forse nel terzo racconto l'autore usa una tecnica che confonde un po', ma è voluta e giustificata e in fondo dà ritmo.
Francesca Tuscano - 02/03/2013 17:39
Anonimo - 01/10/2004 12:46
Anonimo - 09/09/2004 22:55