Franco, Luciano e Angelo. Tre ragazzi, tre amici inseparabili. Un legame nato dall'amor patrio e dalla voglia di mettersi in gioco in prima persona, soprattutto Angelo. E la Roma del 1919, entusiasta per la vittoria nell'ultima guerra, fiduciosa nel nascente fascismo, desiderosa di un'Italia nuova, capace di guardare al futuro con ottimismo. Ed è proprio partendo volontario per Fiume, la città olocausta, che Angelo da timido studente diventa in breve un ardito combattente, esperienza che rinsalda li vincoli di affetto e di fedeltà al suo credo politico, e che gli permetterà di fare la conoscenza dei più noti personaggi dell'epoca, da Gabriele d'Annunzio a Guido Keller. Continue prove di coraggio lo renderanno uomo e segneranno per lui l'inizio di una vita privata appagante e di una sfolgorante carriera, che lo porterà a diventare stretto collaboratore di Giuseppe Bottai, e perfino un uomo fidato del Duce. Ma la passione civile spesso ha un prezzo che occorre essere disposti a pagare...
Angelo, Luciano e Franco, 18 anni i primi due, 17 il secondo. Non fanno un anziano in tre, ma un secolo fa si diventava adulti presto e poi c'era stata la guerra. Quella Grande del 1915-18 era finita da poco, senza risolvere tutte le questioni per cui l'Italia aveva combattuto. È agosto del 1919 e stanno raggiungendo da Roma il confine orientale, sul treno verso Bologna, nelle prime pagine del libro.
Non è un romanzo, almeno non nel senso stretto, spiega l'autore, Giacinto Reale, barese a Roma. Vuol essere la ricostruzione narrativa di quello ch'è stato prima del ventennio, avrebbe potuto essere e ha mancato d'essere, tradendo i sentimenti di tanti ragazzi, spinti dallamore per l'Italia.
Angelo, 18 anni compiuti a gennaio, è il più grande, studente pugliese a Roma. Come Franco, liceale diciassettenne minuto con gli occhialetti tondi. Luciano ne ha 18 da marzo, è alto e robusto, adatto ad ogni fatica, dopo il tirocinio nell'officina da fabbro del padre. Sono innamorati della Patria, pronti a imitare il sacrificio dei soldati italiani. Stravedono per i reparti scelti, i nuovi combattenti, gli Arditi.
I treni sono vuoti, per i controlli di Carabinieri e Guardie Regie, che devono fermare gli scapestrati come loro, diretti a Fiume, la città dalmata lasciata irredenta dalla pace, ma che tanti vogliono tricolore. Devono arrivare a Venezia da chi potrà aiutarli a raggiungere Trieste e filtrare a destinazione: la Legione Volontari Fiumani. L'Associazione Pro Dalmazia li avvia a gruppetti, per non attirare l'attenzione. I tre moschettieri sono scappati con quattro righe di commiato da inoltrare a casa solo dopo l'arrivo.
Raggiunta Fiume, vengono acquartierati in un'ex caserma dell'esercito imperiale, vestiti da militari senza mostrine e sottoposti a un addestramento intensivo. I tre sergenti maggiori reduci di guerra che formano i volontari alla disciplina, all'uso delle armi e al combattimento anche corpo a corpo, minacciano di spezzarli. Tutti i superiori ripetono che sarà dura, ma sono liberi di ritirarsi, chi non se la sente non ha che dirlo e gli verrà pagato il biglietto di ritorno.
Luciano eccelle nell'uso del pugnale. È ambidestro e passandolo da una mano all'altra sorprende l'avversario. Angelo si scopre buon tiratore. Franco se la cava un po' in tutto. Ad ogni legionario è distribuito un pugnale con cintura e fodero, l'ordine è di tenerlo sempre in vista, perché in giro ci sono slavi poco disposti a tollerare gli italiani. Devono anche lasciar perdere inglesi e francesi, del contingente internazionale di presidio postbellico.
12 settembre 1919, alla testa di un convoglio di auto blindate, camion e reparti dell'esercito insubordinati, Gabriele D'Annunzio entra a Fiume. Inizia l'epopea della città libera, per risolvere l'indegna situazione che imbelli governanti italiani e infidi alleati avevano creato.
Angelo è stato promosso caporale dei Legionari Fiumani e con gli amici romani e i commilitoni si dà da fare, ovunque servano. Il clima è sempre più eccitato a Fiume, che vive una stagione di libertà, futurismo e giovinezza al potere. Festa e baldoria collettiva: si balla dovunque, per fare compagnia ai giovani venuti dall'Italia a liberarla. Luciano non manca mai nelle danze più sfrenate.
Nella riorganizzazione delle forze, Angelo entra tra gli Arditi dell'VIII Reparto d'assalto, Luciano resta nella Legione, ma Franco deve fare ritorno a Roma. Il padre è stato investito da un carro, sta male e la mamma non può restare sola.
Per Angelo comincia la carriera nello schieramento fascista in crescita, affianco a Mussolini, direttore a Milano del Popolo d'Italia e a contatto con futuri protagonisti del regime: Arrigo Bottai, lo scrittore Comisso, i bolognesi Bonaccorsi e Arpinati.
Sarà esponente del Fascismo capitolino, fino alla marcia e alla morte, per i postumi di ferite squadriste. Il racconto della sua esperienza è un racconto dal vero di quegli anni e di quei giovani, protagonisti della storia d'Italia.
max2020 - 05/10/2021 08:01