Dall'infanzia in una famiglia ebrea di commercianti con una splendida madre oggetto di ammirazione nei salotti, agli anni del fascismo con le umiliazioni inflitte agli ebrei e in particolare agli attori ebrei costretti a cambiare nome; e poi il difficile ed entusiasmante dopoguerra ricco di affermazioni, gli anni Sessanta, la vita privata, i quattro matrimoni. Foà non nasconde la propria alta considerazione di sé, il narcisismo e il disprezzo per chi pensa lo meriti: uno spontaneo cinismo senza risparmio per nulla e per nessuno, che funziona come una boccata di ossigeno nei nostri tempi pieni di commemorazioni e ricordi colmi di untuosa ipocrisia e spaccio di valori a prezzo di svendita.