Karl Taro Greenfeld, singolare figura e promettente figura di scrittore nippo-americano qui alla sua prova d'esordio, dopo un'infanzia tipicamente giapponese e un'adolescenza newyorkese tutt'altro che esemplare, a ventitré anni decide di tornare a Tokyo per il suo apprendistato giornalistico. E' il 1998 e la Capitale si trova investita da quella "Grande Bolla" (o 'baburu', come appunto si chiamò all'epoca il miracolo economico giapponese) che si sarebbe gonfiata e gonfiata fino a scoppiare, lasciandosi dietro una caleidoscopica scia di subculture giovanili. Le stesse che il nostro audace cronista non tarda a scoprire, preferendo alla vita ordinata e diurna delle conferenze stampa e delle visite guidate per turisti, la compagnia spericolata e notturna dei suoi coetanei, più esperti di Guns N'Roses che di 'ikebana' e meglio preparati a impacchettare cocaina che a pieghettare un 'origami'. Sono loro i protagonisti di "Baburu". Immersi in un paesaggio irreale, abbaccinati da una fantasmagorica fermentazione di odori e colori sempre più acidi, entriamo nei meandri sordidi e scintillanti di una Tokyo quale ancora non si era vista né sentita in nessun servizio ufficiale. E' la patria dei 'bosozoku', angeli selvaggi in sella a infernali motociclette smarmittate, e il terreno privilegiato dalla 'Yakuza', con le sue tentacolari diramazioni dai vertici della finanza ai bassifondi del narcotraffico; ma è anche la Tokyo dei dirigenti d'azienda che affogano lo stress tra le compiacenti braccia di hostess di lusso; di giovani impiegate che, strizzate in microvesti fluorescenti, provano di notte il brivido di una libertà loro interdetta di giorno; e ancora di idoli della musica pop, di pirati del software... Ciascuno eroe per un giorno, ciascuno ai limiti della legalità se non già troppo oltre.