Per gli antichi, come per noi, la passione amorosa è una delle più intense esperienze della vita: è fonte di gioia e di appagamento, ma anche di dolore e sofferenza. Sentimenti, passioni, afflizioni, emozioni del mondo greco-romano non cessano di esercitare il loro irresistibile fascino: i versi dei poeti, le riflessioni dei filosofi e le teorie dei medici sulla patologia e la fisiologia dell'amore hanno per noi un valore assolutamente paradigmatico. Perciò uomini e donne di oggi trovano nell'ars amatoria di Greci e Romani e nei personaggi della letteratura un modello immune dal trascorrere del tempo: la passione di Calipso per Odisseo e l'attesa di Penelope, la sofferenza di Achille per la schiava Briseide e l'amore per Patroclo, l'abbandono della regina cartaginese Didone da parte di Enea, il dramma della gelosia immortalato nei versi di Saffo, Catullo, Orazio, la condanna dell'eccesso erotico nelle Satire di Giovenale. I filosofi mettono al centro del loro discorso le declinazioni dell'affettività amorosa: Platone trasforma l'eros da passione tirannica in veicolo di conoscenza del bene, Lucrezio vede nell'amore una mera illusione ed esorta a coltivare l'amicizia, Seneca mette in guardia contro i devastanti effetti della passione ed esalta l'amore razionale. Su questa scia la medicina elabora un paradigma di comportamento che fa della continenza sessuale il vero antidoto alla sofferenza, preparando così il terreno alla predicazione del cristianesimo.