America, prima metà del Novecento. Tra strade infiammate dagli operai in rivolta e l'eco della Rivoluzione russa che promette la libertà dall'oppressione del capitalismo, Gina e Harry rincorrono il loro amore, che sembra non avere futuro. Troppo diversi i loro mondi, troppo lontane le loro aspettative: lei, immigrata dalla Sicilia quando era ancora una ragazzina, è tutta concretezza e istinto; lui, rampollo di una facoltosa famiglia con cui ha tagliato i ponti, è un sognatore infervorato dall'utopia comunista. Mentre Gina lavora fra la sala rammendi di uno stabilimento tessile e le pulizie a casa di gente facoltosa, Harry inneggia alla lotta del proletariato dal palco di un comizio e sostiene la propaganda scrivendo per giornali che non lo pagano un centesimo. Gina vorrebbe la rivoluzione del pane, una vita tranquilla e un figlio. Harry è pronto a sacrificare tutto per un ideale più alto delle piccolezze del quotidiano. Quando il radicalismo di Harry lo fa finire in carcere con il rischio di restarci per dieci anni, Gina ha solo una possibilità per salvare suo marito: chiedere aiuto al padre di lui, Herman Barrington, ricco industriale che è l'incarnazione stessa del capitalismo. È in quel momento che Herman offre alla giovane coppia il sogno di una nuova vita in Florida, a Bellagrand, in una villa bianca come la sabbia e l'innocenza. Sembra la promessa del paradiso, e forse lo è. Basterebbe rinunciare alla rivoluzione e scegliere l'amore... ma quale? Quello romantico, così forte da scalare una montagna di fango? O quello per la politica, che minaccia di far crollare tutto? Dopo "Figli della libertà", prequel della fortunata trilogia del Cavaliere d'inverno, Paullina Simons racconta un nuovo capitolo delle vite di Gina Attaviano e Harry Barrington, consegnandoci un romanzo che vibra di passioni e ideali.
Si può amare a tal punto una persona?
Voglio cominciare così questa recensione, con una domanda, perchè tutto quello che succede in queste pagine, gira intorno ad un sentimento, l'amore.
In questo nuovo capitolo continua la storia d'amore di Harry e Gina, pagine in cui i nostri protagonisti faranno scelte alquanto discutibili. Mi hanno fatto arrabbiare e soffrire per le loro decisioni, per come hanno distrutto la loro famiglia.
Tutto parte da Harry e dalla sua ossessione verso il comunismo e l'idea di creare un mondo utopico, lo impone anche a Gina che, nonostante i maltrattamenti del marito, accetta passivamente il suo pensiero. L'amore che prova nei suoi confronti non le permette di vedere gli errori che fa.
Non vi dico come mi sono sentita nel leggere certe parti in cui Gina viene sottomessa dal marito, avrei voluto gridare, dirle di aprire gli occhi, di farlo per amore del figlio Alexander.
Ma niente, adesso in Unione Sovietica il pericolo è tangibile e le cose non sono come pensavano.
Un libro che ti entra dentro come un pugno, doloroso e straziante, momenti che mi hanno anche commossa. L'autrice, brevissima come sempre, ci prende per mano e ci accompagna in quello che è il viaggio di Harry e Gina verso la fine, troviamo anche personaggi secondari a cui è facile affezionarsi, ho amato molte scene bellissime.
E' un libro che non può non essere letto.
"Resto perché lo amo. Resto perché è la mia famiglia. Perché meriti di avere un padre. Ovunque vada lui, vado io. Lui è la nave, Alexander. Siamo solo passeggeri. Condividiamo l'amarezza. E se la nave affonda? Anche noi affonderemo. Quando sarò morta e aperta, aveva detto sua madre, con le lacrime amare ancora bagnate negli occhi, troverai tuo padre disteso sul mio cuore."
Liberi Leggendo Blog - 09/05/2024 10:37