Una storia di fantasmi, forse. L'allucinazione di un'artista costretta a confrontarsi con un dolore più grande di lei, una meditazione sul tempo e sullo spazio e un viaggio dentro il mistero della creazione artistica. Don DeLillo scrive un libro scarno e perturbante che racconta la storia di un abbandono e traccia il diario di ogni solitudine.
No,non c'è niente di tutto quanto è scritto qui sopra (e anche dietro la copertina del libro) in questo Body Art.
Non è,infatti,la storia di una solitudine (non è un po' avventato definire un qualsiasi libro la storia di ogni solitudine?)ma quella di un delirio personale. L'autore del libro crea personaggi inverosimili,sicuramente molto più adatti al genere fantasy che a quello che lui aveva in mente di scrivere. L'arte non è niente di tutto quanto ci vuole far credere DeLillo, e a suo favore l'autore non può neanche chiamare in causa la soggettività percettiva del lettore. Più che altro per un semplice motivo: il suo personaggio è tutto fuorché un artista,a prescindere dal significato che tu vuoi conferire al termine. Un artista che non produce arte, e non è cinismo questo, non è un artista. Un'accennata sceneggiata dei movimenti del corpo non è arte e non può esserlo se tu ti limiti a raccontare e non analizzi mai. L'arte non contempla la necessità di narrazione. L'arte e il suo significato possono essere spiegati solo attraverso il racconto dei sentimenti e degli stati d'animo che l'individuo (l'artista) trasmette agli altri individui (lo spettatore), nel caso del libro. In Body Art non è presente nulla di tutto questo. Assolutamente da evitare. Pam.
Anonimo - 03/03/2002 17:55