Di ritorno da Istanbul dove ha partecipato a un congresso internazionale, José Costa, 'ghost-writer' brasiliano di talento, è costretto a fermarsi a Budapest. Nella sua stanza d'albergo passa la notte guardando la televisione, cercando di decifrare quelle parole, meravigliato da quella lingua magiara che "è la sola che il diavolo rispetti". L'indomani, assorbito nel tentativo di ordinare la prima colazione in ungherese, quasi perde il volo che lo deve riportare a Rio. Anche in Brasile il protagonista continua a esserne ossessionato: viene a sapere dalla moglie che sussurra parole ungheresi nel sonno. Questo è solo l'inizio di una splendida mania che trasporta il lettore attraverso le comiche vicende di un uomo esaurito dal proprio talento, in bilico fra due città, Rio e Budapest, due donne, Vanda e Krista, e due lingue, il brasiliano e l'ungherese, una personalità divisa e ambigua che ripropone sotto forma di un'ironica metafora l'eterno enigma dell'identità.
Dal più amato poeta-cantautore brasiliano un'arguta commedia romantica, un'esplorazione dell'amore e della passione, che avvolge il lettore come un serpente uscito da "Le Mille e una notte".
Sono nato in Ungheria e questo libro mi ha fatto venire in mente tanti ricordi..
All'inizio sembra uno stile un po confuso, in alcuni punti necessiti di una rilettura, ma nel complesso questo libro mi è piaciuto molto.
Non sapevo che esistessero i ghost writers e devo dire che mi ha stupito venire a conoscenza di una simile realtà; poi il viaggiare avanti ed indietro del protagonista ha un qualcosa di commovente, si presta alla grande alla spiegazione di quanto strana sia la natura umana.
Bellissima la conclusione, che non vi svelo....
David75 - 12/07/2005 18:51