Questo libro è fatto di incontri narrati nella doppia intonazione dell'autobiografia e della lettura critica (ecco le pagine su Gino De Dominicis, Ettore Spalletti, Anselm Kiefer, Ed Ruscha e altri ancora), di aneddoti che svelano il retroscena del sistema dell'arte e della vita delle gallerie (imperdibile la bonaria burla a Lia Rumma, quasi un episodio da commedia napoletana), di continue scoperte. È la biografia di una giovane donna che approda nella Milano del miracolo economico, del Derby e della moda e poi a Torino nel periodo di massima propulsione delle neoavanguardie post informali, la città dell'Arte Povera e di galleristi leggendari come Tazzoli, Sperone e Pistoi. È la storia di un'appassionata d'arte contemporanea che cerca nei suoi protagonisti la capacità di decifrare la storia (Kiefer, Kentridge) ma anche le indispensabili energie visionarie (De Dominicis) e l'altrettanto necessario dialogo con la grande pittura rinascimentale (Spalletti). Ma è anche il racconto di una collezionista che sa porre sullo stesso piano di valori, l'arte di denuncia dell'artista afroamericana Kara Walker con la silente risposta al dolore intrecciata fra le trame dei molti viaggi in Paesi lontani rispetto al ricordo dell'incontro con un artista negli innumerevoli spostamenti alla ricerca dell'arte d'oggi. È la conferma, in contrasto con il pragmatismo che regola il sistema dell'arte d'oggi, che il motore e il segreto della passione vivono entrambi in una intramontabile capacità di stupirsi, in una indistruttibile vocazione alla meraviglia.